Il sito archeologico del Tempio di Giove Appennino

Un luogo da riscoprire e valorizzare

 

Secondo quanto scrive Gaetano Moroni nel suo “Dizionario di Erudizione Storico Ecclesiastica da S. Pietro ai nostri giorni”, anno 1845, Vol. XXXIII, il Tempio di Giove Appennino si sarebbe localizzato presso  La Piaggia dei Bagni di Scheggia, cioè in contiguità con l’attuale Ponte a Botte, nel sito denominato Il Campo delle Grigne, cioè ‘il campo delle rocce di conglomerato’, alle falde nordoccidentali del Monte Sènnico o delle Pianelle, o Petrara.

Ecco, riportato testualmente, cosa scrive il Moroni in proposito. “Scheggia. Terra e comune soggetto a diocesi e distretto di Gubbio, posta nella strada Flaminia o corriera del Furlo, in vicinanza del quale trovasi il ponte singolare costruito dall’ingegnere Giuseppe Fabbri nella fine del presente secolo in forma ovale o di circolo perfetto per congiungere due montagne, chiamate una del Bandito e l’altra de’ Bagni da quelli che ivi prima esistevano. Il ponte che volgarmente chiamasi la Botte d’Italia, ha sofferto però qualche deterioramento, ma si da sovente opera a restaurarlo […] nel pendio del monte Petrara, e nel sito detto il Campo delle Grigne era l’ampio e famoso tempio di Giove Apennino o Pennino, ed unito a quello era il bosco sacro a quella deità, come narra il Calindri, che inoltre asserisce esservi rinvenute presso tal tempio le famose tavole eugubine di bronzo, vendute nel 1456 alla città di Gubbio dalla famiglia Vici, una donna della quale le trovò. Nel 1801 vi si rinvenne pure un idolo di bronzo assai pregevole, i rottami di una maestosa colonna, ed una grande aquila di metallo corintio interessante. Oltre le iscrizioni che riporta il Calindri, pochi passi distante da questo borgo si rinvennero vestigie di antiche sontuose fabbriche, con una fonte che si crede quella stessa che somministrava le acque alle terme. Quivi ancora si rinvennero depositi, mosaici, avanzi di marmi, monete, idoletti, bagni, volte sotterranee, frammenti di statue, un busto di marmo con due teste di uomo e donna, ed iscrizione. Con molte pietre del summentovato tempio si fabbricò il ponte del Sentino nel 1789, e l’altro detto la Botte di Scheggia” (tale testo è consultabile, in forma digitalizzata, su Internet, all’indirizzo di Google libri: http://books.google.it).

Secondo quanto scrive l’autorevole storico fabrianese Federico Uncini, che ha realizzato una recente ricerca sull’argomento, “Quanto riportato nel  documento (del Moroni) è  confermato dai recenti ritrovamenti a Piaggia dei Bagni di resti archeologici  attribuibili  alla  costruzione del tempio, come diverse pietre  squadrate di grosse dimensioni che facevano parte della struttura del tempio, le pietre squadrate e frammenti di colonne rimaste sotto al Ponte a Botte, minato nel 1944. L’insieme dei reperti archeologici ritrovati, l’interpretazione del passo di Claudiano in relazione alla “Lumaca di Scheggia” (percorso della Flaminia a zig-zag sul passo omonimo), le fonti del passato, il documento del Moroni con i toponimi ancora ricordati a Piaggia dei Bagni, portano alla conclusione che nei pressi di detta località sorgeva il Delubrum di Giove Appennino. Oggi i pochi ruderi avanzati non possono certo far risorgere la struttura ma, con la riscoperta del sito del tempio, si può valorizzare questo tratto della Via Flaminia, mediante un’adeguata cartellonistica didattica collocata in loco.

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